Ragusa

Un nuovo palazzo per i signori La Rocca

porzione di palazzoPalazzo La Rocca fu costruito a poca distanza dal Duomo di San Giorgio, in via Capitano Bocchieri, nella vecchia Ibla. Oggi è la sede dell’Azienda Provinciale per il Turismo e non più l’abitazione di ricchi aristocratici. Proprio la famiglia La Rocca, e in particolare Don Saverio La Rocca, Barone di Sant’Ippolito, commissionò intorno al 1765 il nuovo palazzo . L’edificio a pianta rettangolare, ma irregolare, fu costruito seguendo la moda del tempo, caratterizzata dallo stile tardo barocco. La facciata perciò è assoluta protagonista della strada con ben otto balconi sul primo piano, un lungo cornicione nella parte alta e un portale d’accesso al centro posto tra due paraste .

Palazzo La Rocca frontale con tutti i balconi
Palazzo La Rocca venne costruito nella vecchia Ibla. L’edificio è caratterizzata dallo stile tardo barocco. La facciata perciò è assoluta protagonista della strada con ben otto balconi sul primo piano e si completa nella parte alta da un lungo cornicione. Nella parte centrale si riconosce il portale d’accesso collocato tra due paraste. I mensoloni di Palazzo La Rocca sono posizionati sotto i balconi, tre per ciascuno, come sostegni. Ogni balcone racconta una storia diverse. Da destra verso sinistra si trovano: il balcone dei cherubini; il secondo e il terzo sono dedicati alla musica; il quarto è la rappresentazione di una donna che si prende cura del proprio bambino; segue il balcone sopra il portone d’ingresso molto semplice, è ornato da una conchiglia centrale e da decorazioni vegetali nei mensoloni laterali; il sesto è il balcone degli Amorini, tre coppie di puttini legati in un tenero abbraccio; il settimo ha un telamone che sembra sostenere da solo tutto il peso del balcone; l’ultimo è quello del Cavaliere.

scala pietra peceIl nuovo edificio ha un piano terra, un primo piano, un sottotetto (soffitta) e un piano interrato.
Proprio nella zona del seminterrato oggi è ancora possibile ammirare alcuni dei resti delle mura e delle arcate delle vecchie proprietà della famiglia su cui venne edificato il nuovo palazzo.
Dal grande portone d’ingresso si entra in un grosso atrio dove si può ammirare la splendida scala, realizzata in pietra pece . All’interno si conservano ancora gli arredi settecenteschi, porte e pavimenti in pietra pece e in maioliche .

I sensi raccontano la Chiesa di San Sebastiano

I sensi raccontano la chiesa di San Giovanni Battista

Il Monastero Benedettino, uno dei più grandi d’Europa

Tanti proprietari, un solo palazzo

San Benedetto: un gioiello riaperto al pubblico

Rosario Gagliardi, il maestro del Val di Noto

Le àbsidi normanne

I sensi raccontano la Badia di Sant’Agata

Una chiesa protagonista

I sensi raccontano la Chiesa di San Benedetto

I sensi raccontano la Chiesa di San Giovanni Evangelista

Il disastroso terremoto

I signori Barresi-Branciforti

San Sebastiano, quanto lavoro!

Il crocifisso di Burgos

Un trionfo di colori

Una città a forma d’aquila

Un simbolo per la città

Una pavimentazione a colori

La festa di San Giacomo

Il teatro del gusto

Modica, una città dalle origini antichissime

I sensi raccontano la Chiesa di Santa Chiara

Un piccolo ambiente dall’ingresso dorato

Il Ruolo degli Ordini religiosi nella ricostruzione del Val di Noto

Un premio Nobel a Modica

I sensi raccontano la chiesa di Santa Maria del Carmelo

L’infiorata: la festa dei colori e dei fiori

I sensi raccontano Palazzo Nicolaci

I sensi raccontano la Cattedrale di Sant’Agata

I mensoloni: celebrazione della famiglia Nicolaci

La città dei musei

I colori della Cattedrale

Dalla fine del mondo alla rinascita dalle macerie

Alla ricerca del colore

San Nicolò l’Arena: una chiesa incompiuta

I sensi raccontano la Chiesa di San Giuliano ai Crociferi

I sensi raccontano la Chiesa di Santa Chiara

Una piazza come cuore della città

Un nuovo ingresso per Santa Chiara

Un museo per non perdere la tradizione

Alcune opere di pregio

Una chiesa imponente e luminosa

I sensi raccontano la Chiesa Madre di San Nicolò e del Santissimo Salvatore

Tra il bianco e il nero

Un palazzo parlante

L’interno e i suoi capolavori

Il cioccolato di Modica

La pietra calcarea, il colore dell’armonia

Dal tardo-gotico a noi

La libertà di culto e il ruolo della chiesa cattolica per la diffusione del barocco

Una città, due siti

Da San Tommaso a San Giuseppe

Giorni di festa

Sant’Agata e le candelore

Un salone per le feste

Il giardino dei Novizi e i restauri di Giancarlo De Carlo

Palazzo Nicolaci di Villadorata, chi sarà l’architetto?

Alcuni capolavori

I sensi raccontano il Monastero dei Benedettini e San NicoIò l’Arena

Un nuovo sito per una nuova chiesa

Una città, tre siti

Le maioliche della scalinata

La città barocca sul mare

Un nuovo sito per una nuova città

Una festa solo per Scicli

La scalinata degli angeli

Un nuovo palazzo per i signori La Rocca

Il Barocco e la perdita dell’equilibrio del Cinquecento

Due illustri santi patroni

Nuove strade per Catania

Una lunga ricostruzione

Una città in miniatura

Una facciata protagonista

I luoghi del sapere: la Biblioteca dei Benedettini

La cucina, uno scrigno di colori

I sensi raccontano Palazzo Napolino Tommasi Rosso

La chiesa del Carmine

Dal contrasto dell’esterno al tripudio di colori dell’interno

Splendide rapide decorazioni

Palazzolo in festa

Una chiesa barocca a metà

La cattedrale di Sant’Agata: un lungo lavoro di ricostruzione

I sensi raccontano la Chiesa dell’Annunziata

I sensi raccontano Palazzo La Rocca

Collegamento con gli altri siti UNESCO

I colori dell’interno

Le due chiese

Chiesa di San Giuliano ai Crociferi: la ricostruzione

Un progetto di Vincenzo Sinatra

Badia Sant’Agata, quanto carattere!

Fontana della Ninfa Zizza, acqua pubblica in città

Militello, storia di un feudo illuminato

I sensi raccontano La Scalinata di Santa Maria del Monte

Una città a colori

La parete prende vita

Alla scoperta della chiesa madre

La dimensione sovrannaturale della cappella del Santissimo Sacramento

I sensi raccontano la chiesa di San Giuseppe

La facciata come il teatro dell’opera dei pupi