Noto

Rinascita e urbanistica della città di Noto

L’attuale città di noto è il risultato dell’integrale ricostruzione in un sito nuovo, diverso dall’originale oggi denominato Noto antica , che fu distrutto dal terremoto del 1693.
La comunità impiegò più di dieci anni per decidere il luogo su cui erigere la città nuova; fu scelto, infine, dal vicario generale Giuseppe Lanza Duca di Camastra l’altipiano del Meti, un’area più sicura e accessibile alle vie di comunicazione.
L’aristocrazia e il clero sostennero con ingenti investimenti la ricostruzione, e i lavori furono commissionati ai migliori architetti dell’epoca Rosario Gagliardi , Vincenzo Sinatra e i fratelli Labisi, affiancati da validissime maestranze artigiane. L’impianto urbano è impostato su due livelli.
Il primo, comprende il pendio e la parte alta sulla collina detta il Pianazzo, su cui si insediarono gli edifici popolari mentre, il secondo, riguarda la Noto monumentale, il cui disegno urbano è attribuito all’architetto gesuita Angelo Italia. Essa è collocata sulla parte bassa del pendio ove si insediarono gli edifici nobiliari e i complessi religiosi inizialmente con strutture provvisorie, dando poi origine, nel corso del Settecento, alla magnifica scenografia barocca della città.
La Noto monumentale si sviluppa secondo l’asse est-ovest sul quale si aprono tre piazze e si posizionano i principali edifici, con uno schema simile a quello di Catania; il Pianazzo ha, invece, un impianto a scacchiera e corre lungo l’asse nord-sud. L’intersezione dei due assi stradali, le architetture e le scalinate, tra cambi di prospettiva e di quota, creano il meraviglioso scenario barocco di Noto.

Il trionfo del barocco: dilatazione degli spazi

Le nuove strade della città

Il teatro greco più piccolo del mondo

Il Monte delle Prestanze nel nuovo impianto urbanistico

La biblioteca dei benedettini

I sensi raccontano la Chiesa di San Giovanni Evangelista

I sensi raccontano la Chiesa Santuario di Santa Maria della Stella

La dilatazione dello spazio e la realtà in divenire

La Madonna dei Conadomini e l’arte della devozione

Dalla fine del mondo alla rinascita dalle macerie

La ricostruzione dopo il terremoto

La città di Modica tra natura e urbanistica

La badia di Sant’Agata

Luminosi spazi sacri

La chiesa di Santa Maria del Monte

La libertà di culto e Il ruolo della chiesa cattolica per la diffusione del barocco

I sensi raccontano Palazzo della Cancelleria

La chiesa di San Giuliano ai Crociferi

Rinascita e urbanistica della città di Noto

L’inizio di un’autentica concezione barocca

I sensi raccontano la Chiesa di Santa Maria del Monte

I sensi raccontano la Chiesa della Badia di Sant’Agata

Viste negate, viste conquistate: il potere delle benedettine devote

Un giardino di pietra

La cappella neogotica del seminario: simboli, luce e spazialità

Il Barocco e la perdita dell’equilibrio del Cinquecento

Piazza Duomo, la fontana dell’elefante: il cuore della città

La creatività barocca: i soggetti ricorrenti

I sensi raccontano il Duomo di San Giorgio

L’arte delle maioliche

I sensi raccontano la Chiesa di San Domenico

La chiesa di San Giovanni Evangelista

L’arte nel duomo

Il palazzo dei Due Mori

La chiesa della Madonna della Stella

Gli articolati spazi interni

L’illusione della luce, lo sfarzo decorativo

Scicli, città dalle barocche scenografie

Dilatazione, spazialità e luce nella chiesa di San Domenico

I sensi raccontano Palazzo Beneventano

I sensi raccontano il Duomo di San Pietro

Il palazzo Trigona di Canicarao

I sensi raccontano la Chiesa di San Benedetto

I sensi raccontano la Cattedrale di Sant’Agata

Le due chiese

Storia di una rinascita

I sensi raccontano il Monastero dei Benedettini e la Chiesa di San Nicolò l’Arena

Verticalità e dinamismo della facciata della Chiesa di San Carlo

La chiesa di San Nicolò l’Arena: maestosità di una bellezza incompiuta

Maestosità degli esterni, grandiosità degli interni

La città a forma d’aquila

Il giardino dei novizi e i restauri di Giancarlo De Carlo

Il convento dei frati francescani

L’architettura religiosa

I sensi raccontano la Chiesa di San Michele

Insolite iconografie: il Crocifisso di Burgos

I sensi raccontano Palazzo Trigona

Sant’Agata e le candelore

Geometria e meraviglia nell’architettura civile nel barocco del Val di Noto

La casa-museo Antonino Uccello

I sensi raccontano la Chiesa di San Paolo

Palazzo Zacco, tra sobrietà e decoro

Il palazzo della cancelleria: dall’ex stalla alla famiglia Nicastro

Il palazzo, la città, la chiesa

I sensi raccontano il Duomo di San Giorgio

San Domenico e la firma del Gagliardi

I sensi raccontano la Chiesa di San Carlo ed ex collegio dei Gesuiti

Uno scrigno di opere preziose

La chiesa e il collegio

Un patrimonio di opere votive

La chiesa di San Paolo

Il palazzo di città

L’Infiorata di Noto, una tradizione moderna

Il dinamismo della Chiesa di San Michele

Palazzo Trigona: un edificio dalla forma complessa

Spazialità dilatate, stucchi e luci colorate

Le opere nella chiesa

Una città, tre siti

Il Monastero dei Benedettini

I sensi raccontano la Chiesa di San Giuliano ai Crociferi

La chiesa di San Francesco

Lo scrigno di austerità sotto la grande cupola

La Madonna delle Milizie: unicità della vergine guerriera

La città nella città

Un premio nobel a Modica

Gli altari, i santi e le opere scultoree

Akrai e Siracusa: un legame indissolubile

Un compromesso tra neoclassicismo e barocco

Barresi-Branciforte: i signori del feudo e l’ammodernamento della città

Militello: storia di un feudo illuminato

Virtuosismi, decorazioni e altari

Il Duomo di San Giorgio

Gli interni: luci diffuse e cimeli bizantini

Città e natura

Gli interni della chiesa: spazialità e colori

La chiesa di San Benedetto

La chiesa e il monastero

Un progetto unitario per la città di Catania

La scalinata degli angeli

I sensi raccontano Palazzo Zacco

Fontana della Ninfa Zizza: acqua pubblica in città

Scenografia, luci e colori della cattedrale

Un nuovo sito per la chiesa di San Giorgio

I sensi raccontano Palazzo Ducezio

L’interno e le opere d’arte

Scenografia e devozione per Sant’Agata