L’impianto medievale della Cattedrale, dovuto alle modifiche e trasformazioni eseguite nella seconda metà del XII secolo, volute dall’Arcivescovo   
    Gualtiero
    
  
  
, rimase pressoché inalterato fino alla fine del XVIII secolo, quando il sacro edificio venne sottoposto ad una complessa   
    opera di ristrutturazione
    
  
  
, cambiandone profondamente i caratteri stilistici originali sia all’interno che all’esterno.
Durante il periodo di Gualtiero, l’antica chiesa, adibita a Moschea al tempo dell’occupazione musulmana, fu ristrutturata in modo radicale, e nell’area del santuario fu creato il sistema del   
    doppio transetto o “grande Presbiterio”
    
  
  
, composto da Titulo e Antititulo secondo lo stesso schema costruttivo adottato nel coevo   
    Duomo di Monreale
    
  
  
.
La ristrutturazione trasformò l’area terminale, verso oriente, dove fu creata la grande abside centrale e le due laterali, dedicate ai servizi del   
    Diaconico
    
  
  
 a destra e della   
    Protesi
    
  
  
, a sinistra.
Nella parte antistante le tre absidi venne inserito l’  
    Antititulo
    
  
  
, uno spazio traverso rispetto all’assialità della chiesa, con la funzione di ambulacro nell’area del santuario.
L’Antititulo, come riportato dalle cronache, era coperto da un soffitto a   
    muqarnas
    
  
  
, simile a quello della Cappella Palatina. Tale ambiente divideva, così, la zona delle   
    absidi
    
  
  
  dal   
    Titulo
    
  
  
, ampia zona quadrata comprendente il coro, la   
    cattedra vescovile e il seggio regale
    
  
  
, con le   
    tombe dei Vescovi e il cimitero dei Re
    
  
  
, collocati nella parte sinistra e destra.
Tutti questi spazi liturgici costituivano il “  
    grande Presbiterio
    
  
  
”, separato dalle navate, riservate ai fedeli, da una   
    iconostasi
    
  
  
, secondo il   
    rito greco
    
  
  
, officiato, in quel tempo nelle chiese, insieme a   
    quello latino
    
  
  
. L’area del Titulo era illuminata da quattro grandi finestre monofore, sul fronte sud e nord, con la cornice esterna decorata con “ghiere a cuscino”, alla maniera islamica. 
Dopo la grande trasformazione del XVIII secolo, ne rimasero solo tre sul lato meridionale.
L’Antititulo riceveva la luce da una triade di luci, composta da un grande oculo e due monofore, aperte, nelle pareti corte, a settentrione e meridione. 
L’Oculo fu chiuso in occasione dei lavori di restauro di fine Settecento e le due monofore, in parte, già occultate in precedenza. I recenti restauri hanno ripristinato le originarie aperture, sul fronte meridionale e settentrionale, ancorché oggi prive della loro iniziale funzione, per le trasformazioni apportate all’interno dell’edificio. L’Oculo fu chiuso in occasione dei lavori di restauro di fine Settecento e le due monofore, in parte, già occultate in precedenza. 
I recenti restauri hanno ripristinato le originarie aperture, sul fronte meridionale e settentrionale, ancorché oggi prive della loro iniziale funzione, per le trasformazioni apportate all’interno dell’edificio.