Il Castello di Lipari è quasi “fuso” con l’imponente duomo lavico al di sopra del quale è costruito e attraverso cui si protende nel mare, innalzandosi fino ad un’altezza di circa cinquanta metri.
Tale duomo lavico
si è formato meno di 20000 anni fa al centro di un’ampia baia sulla costa orientale di Lipari, tra le due attuali insenature di Marina Lunga a Nord e Marina Corta a Sud.
La rocca è circondata da alte balze verticali, inaccessibili, con alla sommità una superficie pianeggiante.
Grazie alla sua conformazione, essa ha da sempre costituito una vera fortezza naturale, offrendo fin dall’antichità un luogo sicuro dalle incursioni nemiche. Gli scavi archeologici condotti da Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier a partire dal 1950 hanno portato alla luce una sequenza continua di livelli che, nella parte sud, raggiunge lo spessore di 9 metri, fra le più complete del Mediterraneo, e che va da età preistorica fino ad età tardo romana. L’aspetto attuale del Castello deriva dalle possenti fortificazioni spagnole costruite da Carlo V nel 1560. Le mura, che hanno rivestito il roccione fino alla base, erano provviste in diversi punti di postazioni di artiglieria e cannoniere, ora chiuse da murature.
Sul lato nord le mura spagnole hanno inglobato le torri di età normanna (XII secolo) tra cui una torre-porta che costituiva l’ingresso antico dalla collina della Civita (Piazza Mazzini) al Castello.
Ancora oggi questo rappresenta l’ingresso principale alla rocca.
In questo punto è possibile vedere, oltre le fortificazioni spagnole e normanne, una torre di età greca (IV secolo a.C.) in esse inserita, costruita con blocchi squadrati di pietra rossastra di Monte Rosa (un antico centro eruttivo collocato subito a nord dell’abitato di Lipari) disposti in altezza su 23 filari.
La strada d’ingresso al Castello passa sotto un corridoio con volta a botte, dove si conserva una caditoia per la saracinesca di ferro che poteva essere calata a sbarrare il passaggio.
Oltre questa apertura doveva esistere una seconda porta chiusa da una stanga di legno. La strada prosegue quindi all’aperto, accanto al muro spagnolo con feritoie, e poi sotto un soffitto con arcate ogivali costruite nel 1800. Si accede finalmente al pianoro della rocca attraverso la porta spagnola del XV secolo, sopra la quale è dipinto uno stemma con un’aquila, simbolo della famiglia dei Borboni.
Il Castello era sede fino al XVIII secolo della città. Delle case sono rimasti visibili pochi resti. Le chiese, in tutto cinque, si sono invece conservate: la chiesa di Santa Caterina all’ingresso (fine XVII-inizi XVIII secolo) usata come cucina nel periodo fascista, l’Addolorata (prima metà del XVI secolo) e l’Immacolata (prima metà del XVIII secolo) poco più avanti, la Cattedrale, ed infine la chiesa della Madonna delle Grazie (XVII secolo), nell’area del parco archeologico.
All’interno delle mura del Castello è inoltre possibile visitare il meraviglioso Museo Archeologico “Luigi Bernabò Brea”.
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