Sala Absidata detta DIÆTA di Orfeo

Il mito di Orfeo

Nel mosaico, deturpato da ampie lacune, si può ancora individuare la scena, a carattere mitologico, che trova il suo esordio a partire dall’abside, occupato da un albero con fronde popolato da vari tipi di uccelli;

alla sua base è raffigurato Orfeo , mitico cantore, avvolto da un ampio panneggio che volge il suo sguardo lontano, come a ricercare l’ispirazione poetica.Attorno a lui si radunano animali di ogni specie, a partire dai più piccoli in alto fino a quelli di mole maggiore in basso, come il bisonte e l’elefante.

SALA ABSIDATA DETTA “DIAETA DI ORFEO”
La sala riveste un ruolo di rappresentanza e si affaccia, sopraelevata, sul percorso pubblico del peristilio della residenza tardoantica. Essa è introdotta da una coppia di colonne che ne sottolineano l’importanza e termina con un’ abside contenente una statua di Apollo Liceo. Per la sua disposizione rivolta a nord del portico colonnato, era un luogo indicato ad ospitare banchetti estivi o, come suggerito dal mosaico pavimentale, idoneo ad accogliere intrattenimenti musicali. La scena principale risalta sul fondo, poco prima dell’abside, con la figura, ancora distinguibile, di Orfeo, mitico cantore e poeta, seduto sotto le fronde di un grande albero mentre suona la cetra. La musica, prodotta dallo strumento a corde posato sul suo ginocchio, attira una grande varietà di animali, dalle più piccole, distinguibili in alto, fino alle più grandi, tra le quali un bisonte e un elefante, disposte nella fascia inferiore, vicino all’entrata. Non mancano specie legate al mondo della mitologia, come il grifone, figura leggendaria con il corpo di leone e la testa d’aquila, o la fenice, capace di rinascere dalle proprie ceneri. I giochi d’acqua che introducevano all’ambiente, provenienti dai getti di una fontana quadrata, erano finalizzati a rinfrescare e decorare questo spazio adibito ad allietare gli ospiti.

La decorazione pavimentale traduce in immagini alcuni versi di Ovidio : “Tale era il bosco attratto dal poeta, che sedeva nel mezzo di una torma di belve e uccelli” ( Metamorfosi , X, 142-143) evidenziando il trionfo della virtù e della ragione sulla violenza animalesca. Orfeo ammansisce gli animali selvatici, segno delle passioni irrazionali, con il suono della cetra e l’utilizzo della poesia.

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