il Contesto - il Territorio

Il Latifondo

La Villa romana del Casale, situata in una zona collinare rigogliosa grazie alla presenza del fiume Gela, costituisce la parte residenziale di un esteso latifondo, un insieme di proprietà fondiarie, le massae, non necessariamente confinanti, che gli aristocratici tardo antichi possedevano in diverse regioni dell’Impero. In Sicilia, in particolare, il IV d.C. secolo segna una ripresa dell’attività agricola, legata al nuovo ruolo che l’isola assume per l’approvvigionamento granario della città di Roma, dopo il trasferimento del grano egiziano nella nuova capitale Costantinopoli.
Si ritiene che la villa debba essere collegata al latifondo di Philosophiana , il cui nome è indicato su un itinerario, all’incirca a metà strada del percorso che collegava Catania ad Agrigento.La realizzazione di una grande residenza come quella del Casale è dovuta, in parte, alla grandezza e all’importanza del latifondo di riferimento, di cui costituiva il centro amministrativo e gestionale; d’altro canto, la dimora, per le sue caratteristiche architettoniche e decorative, doveva rispecchiare il prestigio e la cultura del Dominus che, per la sua posizione di personaggio di alto rango, ha quasi certamente suggerito le scene rappresentate nei suoi mosaici pavimentali.

Sala Absidata detta "Sala di Arione"
L’ambiente, ad utilizzo privato, con un mosaico pavimentale da cui traspare un contenuto colto e raffinato, era riservato al dominus per i pranzi con la famiglia o come suo personale luogo di studio, forse animato dalla presenza di amici e collaboratori più stretti. La scena, dominata da una moltitudine di tessere che restituiscono in modo quasi realistico, un vivace ambiente marino, è occupata da un corteo di divinità nate dalle acque, composto da nereidi, tritoni ed èroti accompagnati dalla presenza di animali stravaganti, tra i quali oltre ai pesci, si distinguono dragoni, cervi e pantere. La rappresentazione è dominata dalla figura di Arione, cantore greco con il capo ricoperto da un berretto frigio, mentre suona la cetra sul dorso di un delfino. Secondo il mito egli, trovandosi in pericolo, fu salvato da questa creatura del mare, attratta dal dolce suono della sua musica. Nel mosaico dell’abside, ora molto lacunoso, era raffigurata una monumentale testa di Oceano, del quale si intravvedono la folta barba e la bocca da cui fuoriescono pesci.

La Villa del Casale non è il solo esempio, nel territorio ennese, di struttura residenziale impreziosita da mosaici e legata, al contempo, alla produzione agraria. Si segnala infatti, a tal proposito, la Villa di Gerace , ad Enna, attualmente in corso di scavo.

Il sacrificio campestre

Il mito di Orfeo

Un cortile al centro della casa

Il mito di Ulisse e Polifemo

Il Latifondo

Pars fructuaria e pars rustica

Il riflesso del Dominus tra mito e realtà

La disposizione degli ambienti

L’età d’oro: ipotesi sul periodo di costruzione della villa

Le terme tra benessere e socialità

Una grande sala per i banchetti

La mansio una stazione di sosta

La stanza delle stagioni

La composizione degli spazi

Due colonne segnano l’ingresso ad un ambiente importante

Il porticato con una pavimentazione animata

Gli ambienti a carattere semipubblico

Il frigidario: un ambiente aulico

Il Peristilio della villa

Le stanze dell’Otium

Le creature del mare

La residenza tardoantica: Locus Amoenus e centro di attività amministrative nel cuore della Sicilia

Una decorazione che segna il tempo

Il mito di Eros e Pan

Il luogo dell’accoglienza

Un ambiente dedicato al mare

Una sfida fra le forze del cielo e della terra

La mansio di Sophiana

Una stanza dedicata alla musica

Una stanza con una decorazione vivace

La stanza degli amorini pescatori

Le dodici fatiche di Ercole

Gli ambienti della villa a destinazione pubblica

Uno spazio tra pubblico e privato

La colazione all’aria aperta

Gli ambienti della villa riflesso del suo proprietario

Indizi per la datazione

Le decorazioni dell’ambulacro

Un ambiente aulico dedicato al mito di Arione

La stanza degli amorini vendemmiati

La rappresentazione della Virtus