Nella concezione degli antichi greci, la vita dopo la morte si consumava nell’Ade, il regno degli Inferi, dove tutti i defunti venivano trasportati senza alcuna distinzione tra anime buone e anime cattive. Con i culti rivolti alle divinità Ctonie, gli antichi speravano di addolcire il destino che li aspettava nel regno degli Inferi. Fu solo con l’avvento del Cristianesimo, diffusosi in Sicilia intorno al III secolo d.C., che nacque il concetto di Inferno e Paradiso.
A Palermo, fuori dalle mura dell’antica città, si può ancora visitare il palazzo della Zisa, fondato dal re normanno Guglielmo I nell’XI secolo, grandioso connubio tra architettura normanna e ingegneria araba. Proprio in questo palazzo, nella Sala della Fontana, c’è un mosaico che rappresenta il Giardino del Paradiso in cui i pavoni, gli arcieri e persino le piante sembrano prendere vita e staccarsi dal fondo di tasselli dorati che li avvolge come in un abbraccio.
Tra Noto e Palazzolo Acreide, invece, c’è la Chiesa di Maria SS. Scala del Paradiso, costruita nel corso del 1700 dopo che il terribile terremoto del 1693 distrusse gran parte degli edifici del Val di Noto. La vergine, attraverso la quale Gesù, il verbo di Dio discende in terra, è rappresentata in un affresco della chiesa con il volto sorridente, un abito alla greca e circondata da testine d’angeli, mentre con dolcezza tiene in braccio Gesù bambino. Sullo sfondo, nel lato sinistro del dipinto, è raffigurata la scala che tocca il cielo, attraverso cui i devoti defunti arrivano al Paradiso.
Ma se esistono così numerosi richiami al concetto di Paradiso, non bisogna dimenticare che anche l’inferno non è da meno: nel Medioevo, si diffuse la convinzione che il cratere di Vulcano, allora in attività, fosse in realtà la bocca dell’Inferno. Le colate laviche, oltre alle eruzioni di cenere, vapori e gas, lo rendevano sicuramente il luogo ideale per collocare la porta che inghiottiva le anime dei peccatori!