Presso gli antichi romani, i primi anni di vita dei ragazzi seguivano delle regole precise perché l’infanzia era considerata una tappa fondamentale della vita, senza la quale non si poteva passare a quella successiva dell’età adulta.
Appena nati, i bambini venivano stretti in fasce (si pensava che questo avrebbe aiutato ad avere una postura più fiera), ed affidati alle cure della madre o della balia, nei casi delle famiglie più agiate, che li seguiva fino al compimento del settimo anno di età. Nove giorni dopo la nascita, nel   
    dies lustricus
    
  
  
, i bambini ricevevano il   
    nome
    
  
  
, che li identificava come appartenenti alla loro famiglia.
I giochi dei più piccoli erano la palla in cuoio o la bambola di legno, mentre da adolescenti iniziavano a subentrare i giochi tipici degli adulti riferiti i   
    gladiatori
    
  
  
 o ai circensi.
Al diciassettesimo anno di età, i ragazzi ricevevano la toga, momento che sanciva il loro ingresso nell’età adulta.