L’attenzione alla fantasiosa decorazione delle pietanze non tralascia la cura nella sovrapposizione dei sapori. Mentre i commensali vengono distratti dall’arduo esercizio di due acrobati che sembrano averli distolti dalle conversazioni e dal cibo, la complessa macchina del banchetto si arricchisce di nuove portate. Fa seguito al vino mescolato al miele, che accompagna l’antipasto, l’entrata suggestiva di una pietanza ornata con una salsa gialla a base di zafferano e uova, che riporta ai caldi colori del deserto africano. La moglie di un esponente dell’aristocrazia senatoria, dalle vesti ricercate e dalla sua particolare capigliatura “ad elmo”, concentra il suo sguardo su un vassoio contenente una grande aragosta dalle chele cosparse di fiori e ripiena di caviale. Non mancano le carni presentate con vari tipi di farcitura arricchita da spezie di diversa origine. Le tavole imbandite nel triclinio della villa diventano riflesso di culture lontane, acquisite nei territori conquistati durante il periodo imperiale e impreziosite da un immancabile gusto scenografico.