Le dodici fatiche di Ercole

Ercole, già conosciuto come Eracle nella mitologia greca, è considerato un semi dio, figlio di Giove e di Alcmena, venerato e conosciuto per il suo mito, che ancora persiste, in tutto il mediterraneo. Lo storico Diodoro Siculo ne descrive, con dovizia di particolari, la sua permanenza in varie città della Sicilia.
La sua fama è legata alle mitiche dodici fatiche, che egli dovete affrontare e superare per espiare la colpa di avere ucciso la sua famiglia, in un raptus di follia provocatogli da Era.
Le dodici fatiche sono riportate, secondo la tradizione, nell’antico testo attribuito a Pseudo-Apollodoro, così indicate: uccidere l’invulnerabile leone di Nemea e portare la sua pelle come trofeo; uccidere l’immortale Idra di Lerna; catturare la cerva di Cerinea; catturare il cinghiale di Erimanto; ripulire in un giorno le stalle di Augia; disperdere gli uccelli del lago Stinfalo; catturare il toro di Creta; rubare le cavalle di Diomede; impossessarsi della cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni; rubare i buoi di Gerione; rubare i pomi d’oro del giardino delle Esperidi senza sapere dove andare; portare vivo Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi, a Micene.
Ercole, per aver superato tutte le dodici fatiche, avrà come ricompensa l’immortalità e sarà accolto nell’Olimpo tra gli dei.